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mar72023

Anche con il parto cesareo, il microbioma della mamma arriva al neonato

Secondo uno studio pubblicato su Cell Host & Microbe, i bambini nati con taglio cesareo non perderebbero parti importanti del microbioma, in quanto le madri sarebbero in grado di trasferire i batteri necessari attraverso percorsi compensativi alternativi, come il latte materno.

La maggior parte della ricerca sul microbioma, in effetti, si è concentrata sull'intestino, ma esistono comunità microbiche benefiche anche in altre parti del corpo, come le vie respiratorie e la pelle. «Volevamo avere un'idea più chiara di come il microbioma infantile si sviluppasse in diverse parti del corpo, e di come fosse influenzato da fattori come la modalità di nascita, l'uso di antibiotici e la mancanza di allattamento al seno» spiega Wouter de Steenhuijsen Piters, dello University Medical Center di Utrecht nei Paesi Bassi, primo autore dello studio.

Per capire come si sviluppasse il microbioma durante il primo mese di vita, i ricercatori hanno reclutato e campionato in più occasioni 120 madri olandesi e i loro figli. Dai bambini sono stati raccolti campioni di pelle, naso, saliva e microbioma intestinale due ore dopo la nascita e poi a un giorno, una settimana, due settimane e un mese di distanza. Gli esperti hanno anche raccolto sei diversi tipi di campioni di microbioma dalle madri, da pelle, latte materno, naso, gola, feci e vagina, per determinare quale di queste fonti potesse trasmettere i microbiomi ai bambini.
I dati sono stati analizzati nel contesto di diversi fattori che potrebbero avere un impatto sul trasferimento del microbioma, tra cui la modalità di parto, l'uso di antibiotici e l'allattamento al seno.
Ebbene, gli autori hanno osservato che, indipendentemente dal percorso di nascita, circa il 58,5% del microbioma di un bambino deriva dalla madre, e che diverse comunità microbiche materne contribuiscono ai microbiomi infantili.
I bambini nati con taglio cesareo, per esempio, hanno ricevuto meno microbi dai microbiomi vaginali e fecali della madre, ma in compenso hanno acquisito più microbi dal latte materno.

«È un sistema intelligente, e ha senso in una prospettiva evolutiva che questi tipi di percorsi siano ridondanti, per garantire che il bambino possa iniziare la vita con il "kit di base" appropriato» affermano de Steenhuijsen Piters e colleghi che ora vorrebbero capire meglio le influenze non materne sullo sviluppo del microbioma infantile.
«Abbiamo potuto vedere che il microbioma materno spiega quasi il 60% del microbioma del bambino, ma c'è ancora il 40% di cui non conosciamo la provenienza. Sarebbe interessante stratificare quella frazione sconosciuta per vedere da dove provengono tutti i microbi, se contribuiscano i padri, i fratelli, o l'ambiente» spiegano gli autori. In seguito, sperano anche di comprendere se questo processo di vita precoce, influenzato dalla mamma, abbia un peso non solo sul rischio di infezione a breve termine nel primo anno di vita, ma anche sulla salute a lungo termine in termini di problemi come allergie e asma.
«In futuro, potremmo essere in grado di utilizzare questa conoscenza per aiutare a prevenire, diagnosticare o trattare problemi di salute» concludono gli esperti.

Cell Host & Microbe 2023. Doi: 10.1016/j.chom.2023.01.018
http://doi.org/10.1016/j.chom.2023.01.018
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