Politica e Sanità

mar212023

Covid-19, su origine emergono nuovi dettagli. Oms a Cina: sia trasparente

Sull'origine del Covid sono ancora molte le ipotesi che circolano, di recente l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha confermato che al mercato di Huanan, a Wuhan, erano presenti animali potenzialmente infetti dal virus SarsCoV2, in particolare cani procioni, ma anche istrici della Malesia e ratti del bambù. «Questi risultati forniscono potenziali indizi per identificare l'ospite intermedio di SarsCoV2 e potenziali fonti di infezioni umane nel mercato», scrive l'Oms in una nota. L'Organizzazione lamenta da tempo la poca trasparenza della Cina, a cui chiede insistentemente la condivisione dei dati, «di condurre le indagini necessarie e condividere i risultati». «Capire come è iniziata la pandemia di Covid-19 rimane un imperativo sia morale che scientifico» e «ogni dato relativo allo studio delle origini del Covid deve essere condiviso immediatamente con la comunità internazionale», dichiara il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

La scoperta della presenza dei cani procione a Wuhan risale nei giorni scorsi, quando una ricerca di Istituto Scripps, Università di Sidney e Università dell'Arizona a Tucson, aveva notato sul database open Gisaid una serie di sequenze del virus provenienti dal mercato di Wuhan nelle primissime fasi della pandemia. Le analisi di quei dati, osserva l'Oms, «suggeriscono che, oltre alle sequenze di SarsCoV2, alcuni campioni contenevano anche Dna umano, nonché Dna mitocondriale di diverse specie animali, comprese alcune note per essere suscettibili a SarsCoV2». Soprattutto di cani procione. Ad avvalorare i risultati, foto che «mostrano cani procioni e altri animali venduti in passato in quelle bancarelle», dice ancora l'Oms. La scoperta è stata discussa nei giorni scorsi in un meeting che ha visto la partecipazione del comitato dell'Oms che sta indagando sull'origine del virus (Sago), membri del Center for Disease Control and Prevention cinese e degli scienziati che hanno fatto la scoperta. L'Oms chiarisce che questi dati, sebbene rappresentino un passo avanti per ricostruire l'origine della pandemia, non sono «prove conclusive» ma «ogni pezzo, ogni dato è importante». E «ogni dato relativo allo studio sulle origini di Covid-19 deve essere condiviso immediatamente con la comunità internazionale. Questi dati avrebbero potuto - e avrebbero dovuto - essere condivisi tre anni fa», ammonisce il capo dell'Oms».

I dati in tale database, infatti, erano stati «pubblicati alla fine di gennaio» ma «rimossi nuovamente di recente». Mentre erano online, gli scienziati di diversi Paesi hanno scaricato i dati e li hanno analizzati. Non appena abbiamo appreso di questi dati, abbiamo contattato il Cdc cinese e li abbiamo esortati a condividerli con l'Oms e la comunità scientifica internazionale in modo che possano essere analizzati», prosegue il Dg Tedros. «Abbiamo anche convocato lo Scientific Advisory Group for the Origins of Novel Pathogens (Sago), che si è riunito martedì - incalza - E abbiamo chiesto ai ricercatori del Cdc cinese e al gruppo internazionale di scienziati di presentare le loro analisi dei dati al Sago». Il 30 gennaio 2020 l'Oms ha dichiarato un'emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. A quel tempo, ha detto, «c'erano meno di 100 casi segnalati di Covid al di fuori della Cina e nessun decesso segnalato al di fuori della Cina». Ma «abbiamo dichiarato un'emergenza sanitaria globale per spronare i paesi a intraprendere azioni decisive, ma non tutti i paesi lo hanno fatto». Ora «siamo sicuramente in una posizione molto migliore ora rispetto a qualsiasi momento durante la pandemia». Ma «continuiamo a guardare avanti, per rafforzare le difese del mondo contro future epidemie e pandemie. Questo è qualcosa che i paesi devono fare insieme. Non è qualcosa che qualsiasi paese può fare da solo».
Non sei ancora iscritto?     REGISTRATI!   >>


chiudi