Politica e Sanità

giu12023

Ennesima aggressione a Mmg, studi single insostenibili. Servono strutture con servizi di protezione e più medici

«Buongiorno. Ieri abbiamo subito una aggressione allo studio. Ho esposto denuncia».
Ad avvisare è un medico di famiglia campano, Salvatore Caiazza, vicesegretaro vicario Fimmg nell'Asl Napoli 2 ma in questo caso, sottolinea, semplice medico di medicina generale. Che non ne può più. Nel suo studio è la seconda aggressione in tre mesi. La prima si è concretizzata in minacce verbali. Qui invece c'era una persona alterata che voleva passare prima degli altri. «Si è agitato e poi si è scagliato contro le collaboratrici e poi anche contro di me poiché non voleva aspettare il proprio turno. Tra l'altro non era nemmeno mio paziente, ma il figlio di una mia assistita».
Caiazza stava visitando un paziente e ha iniziato a sentire urla dalla sala d'aspetto. Accorso, ha trovato un uomo che minacciava le collaboratrici "ree" di avergli chiesto di aspettare per il ritiro di una certificazione medico legale preparata per la madre. Quest'ultima, ammette Caiazza, «inveiva anche essa contro le segretarie. Nel difendere le mie dipendenti, ho subito anche io minacce, fino a quasi le mani addosso. È successo al mio studio medico a Quarto. Ma non è finita qui. La cosa grave è che ho chiamato i Carabinieri che non sono intervenuti e la polizia mi ha semplicemente telefonato e nemmeno è intervenuta. Altro dettaglio è che la stessa paziente, lunedì della settimana scorsa, aveva rumoreggiato in sala d'aspetto, sempre perché non voleva aspettare regolarmente il suo turno e si era fatta spalleggiare da un altro uomo che la accompagnava, ma non era quello dell'aggressione».

Caiazza sottolinea come non sia la prima volta in Campania, altri medici sono stati aggrediti, a Napoli e nel Casertano soprattutto. «I nostri studi sono sempre più affollati, l'unica risposta alle richieste dei pazienti è il medico di famiglia. L'ospedale spesso non dà risposte, gli ambulatori della specialistica ambulatoriale hanno orari fissi, l'alternativa è il privato a pagamento. Per quel che può, chi tiene aperta la saracinesca è il medico di famiglia, che è trattato come l'ultimo anello della catena, quello al quale si deve chiedere. In questo caso però il pretesto della lite era un certificato già preparato, una questione più di ineducazione che di esasperazione; a colpirmi è stato che le forze dell'ordine non sono intervenute, e poteva succedere qualcosa di grave». Il pensiero corre alle aggressioni in ospedale ed al recente decreto bollette che ha sollecitato gli ospedali a stipulare accordi con polizia locale e Cc per contrastare gli episodi di violenza.

E gli studi dei medici di famiglia? «Siamo tanti studi, non è possibile proteggerci tutti, gli episodi di questi giorni testimoniano che il futuro della medicina del territorio, sempre che si voglia investire su di essa, è incardinata in strutture con gruppi di medici dove c'è chi ci protegge, vista la volontà dello stato di istituire case di comunità sul territorio, che forse sono una estremizzazione ma sicuramente non si può continuare a lavorare in piccoli studi con un singolo medico. Ne va del proseguimento dell'attività del Servizio sanitario pubblico».
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